Lo studio esegetico del testo biblico al quale si applica il metodo storico-critico, considera le opere della Bibbia innanzi tutto come letteratura alla quale vanno applicati i criteri che si applicano normalmente per lo studio delle discipline umanistiche (linguistica, critica letteraria, semantica, scienza del linguaggio, filosofia del linguaggio e inoltre sociologia, storia, geografia, archeologia). Se per un testo dell’AT come un salmo o ancor più per un vangelo può apparire facile fare della teologia, vi sono però molti testi, perlopiù dell’AT, che non si saprebbe come adoperare per trarne un pensiero teologico (vedi ad es. il Levitico o i libri dei Re). Bisogna allora affrontare la questione di una teologia biblica aggiornata, usando gli strumenti giusti.
Quando vogliamo comprendere un testo e impiegarlo per un insegnamento, dobbiamo avere chiari termini e concetti di esegesi e di teologia. L’esegesi è lo studio critico dei testi biblici per comprenderli con l’ausilio degli strumenti tecnico-analitici adoperati per la comprensione anche degli altri testi della letteratura mondiale. La teologia è lo studio sistematico delle verità di fede contenute nella Rivelazione, che chiama in campo l’uso della ragione, cioè il dispiegamento della facoltà del pensiero al servizio dell’approfondimento critico dei dati rivelati. Per far questo, la teologia si serve di varie discipline, a partire dal dato biblico che è “l’anima della teologia” (DV 24) e a seguire con gli scritti dei Padri della Chiesa e dei suoi maestri di ieri e di oggi, quindi con la storia, con la morale, la liturgia e il diritto canonico. Un servizio fondamentale alla teologia è offerto dalla filosofia come storia del pensiero umano e come capacità teoretica di porre i problemi e di risolverli. La teologia quindi è uno studio che si esercita in vari campi, Bibbia, dogmatica, ecc. La base del lavoro teologico è la teologia biblica.
La teologia biblica è la sistematizzazione dei dati di comprensione offerti dall’esegesi del testo biblico. La definizione è semplice, ma la sua applicazione è problematica, per cui bisogna dire innanzi tutto che la teologia biblica non è una elevazione spirituale che si pone in maniera superficiale ed estrinseca al di sopra dei dati dell’esegesi; non è l’asservimento dell’AT necessariamente quanto arbitrariamente legato sempre ad una lettura del NT; non è un assestamento di dogmi, dato che è legata al lavoro esegetico del momento storico (stiamo parlando di operazioni del pensiero critico che si svolge nella storia). La teologia biblica favorisce l’approfondimento e la comprensione dei dogmi di fede, ma il suo discorso è dell’ordine della ricerca critico-speculativa.
La teologia biblica generale è la sistematizzazione speculativa dei risultati dell’indagine esegetica alla luce della ragione e della fede. L’uso della ragione e della fede implica che nel lavoro teologico vi sia un aspetto oggettivo che potremmo chiamare “scientifico” e un aspetto soggettivo che attiene alla predisposizione dello studioso (la sua personalità, la sua cultura, la sua fede). Una teologia della Bibbia fatta da un cristiano sarà sempre diversa da quella fatta da un ebreo, anche se in molte tematiche vi può essere convergenza, senza parlare dell’aspetto esegetico che, in quanto critico oggettivo, potrebbe anche coincidere. E tuttavia la teologia fatta dal primo avrà valore quanto quella fatta dal secondo e viceversa.
Come può essere possibile? E’ possibile perché l’AT non è soltanto la Parola di Dio orientata alla realizzazione cristiana, bensì anche una Parola di Dio sempre valida in se stessa, anche a prescindere dall’evento Cristo. E’ per questo allora che si dovranno avere due teologie bibliche, una dell’AT e una del NT (naturalmente, da parte cristiana, perché per gli ebrei il NT non ha valore rivelativo). Nella teologia biblica dell’AT si dovranno rilevare innanzi tutto quei contenuti che assurgono a idee teologiche in se stesse: l’unicità e l’onnipotenza di Dio, il suo amore per l’umanità da lui creata, educata, salvata; poi, il teologo cristiano potrà anche aggiungere la ricerca orientata al processo di continuità che va dall’Antico al NT. Riguardo alla teologia biblica del NT, invece, essa sarà valida solo per il cristiano in quanto ricerca delle verità di fede imperniate nella persona di Gesù Cristo, anche se, come è detto fin dal tempo dei Padri della Chiesa (vedi Agostino), non si può comprendere il NT e farne una teologia se non lo si connette strettamente con l’AT di cui è l’attualizzazione.